Come era prevedibile, la Consulta boccia per la seconda volta le tutele crescenti del Jobs Act.
Questa volta però limitatamente alla singola mensilità per ogni anno di servizio in caso di vizi formali o procedurali del recesso.
Così ne riferisce l’ufficio stampa delle Consulta: «La Corte costituzionale ha esaminato ieri, 24 giugno 2020, le questioni di costituzionalità sollevate dai Tribunali di Bari e di Roma con riguardo ai criteri di determinazione dell’indennità da corrispondere nel caso di licenziamento viziato solo dal punto di vista formale e procedurale (articolo 4 del d.lgs. n. 23 del 2015).
In attesa del deposito della sentenza, l’Ufficio stampa della Corte fa sapere che è stato dichiarato incostituzionale l’inciso “di importo pari a una mensilità dell’ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del trattamento di fine rapporto per ogni anno di servizio”, in quanto fissa un criterio rigido e automatico, legato al solo elemento dell’anzianità di servizio.
Le motivazioni della sentenza saranno depositate nelle prossime settimane.»
C’era d’aspettarselo, ma bisogna comunque aspettare le motivazioni che la Consulta darà, per capire fino in fondo se il parere del Comitato viene in qualche modo richiamato a futura memoria.
Va ricordato infatti che l’11 febbraio 2020 anche il Comitato Europeo dei Diritti Sociali ha bocciato le tutele crescenti a seguito del reclamo presentato nel 2017 dalla Cgil.
Per il momento comunque anche in casa la vittoria della Corte Costituzionale pare certa: Consulta 2 – Jobs Act 0.